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EMDR e Psicoterapia

“Ho paura della paura; paura degli spasmi del mio spirito che delira, paura di questa orribile sensazione di incomprensibile terrore. Ho paura delle pareti, dei mobili, degli oggetti familiari che si animano di una specie di vita animale. Ho paura soprattutto del disordine del mio pensiero, della ragione che mi sfugge annebbiata, dispersa da un’angoscia misteriosa”
(Guy de Maupassant)

L’EMDR (Eye movement Desensitization and Reprocessing, desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari)) è una tecnica che, attraverso un doppio compito di focalizzazione dell’attenzione da parte del paziente, a cui viene chiesto contemporaneamente di concentrarsi sugli elementi più significativi dell’esperienza traumatica e sui movimenti oculari o su altre forme di stimolazione bilaterale, fornisce un’elaborazione più rapida delle esperienze traumatiche. Questo metodo è stato scoperto da F. Shapiro in maniera del tutto casuale(1985). L’ipotesi di base è che quando si pensa a qualcosa di particolarmente disturbante, se vengono mossi gli occhi cala il disagio percepito; è stato, infatti, dimostrato che,dopo i movimenti oculari, non solo si verifica una diminuzione del livello d’ansia, ma avviene anche la rielaborazione dell’evento attraverso l’attribuzione di un nuovo significato e un’integrazione del trauma più costruttiva nella vita del paziente. Shapiro(1995) ha descritto il meccanismo d’azione dell’EMDR con il modello di elaborazione adattiva dell’informazione(Adaptive information processing), ovvero avviene lo sblocco del processo di elaborazione dell’informazione(il ricordo traumatico). Ciò verrebbe in parte confermato dal fatto che i sintomi di intrusività si risolvono dopo poche sedute di EMDR. Inoltre, si ipotizza che l’EMDR stimoli in modo alternato i due emisferi cerebrali restaurando la comunicazione interneurale dell’emisfero sinistro(che si occupa di problem-solving e pensieri razionali) e dell’emisfero destro(che si occupa di emozioni). Aumentando l’attivazione dell’area di Broca si riduce l’eccessiva lateralizzazione, determinando una maggior capacità di discriminare i pericoli reali da quelli percepiti; inoltre, questa tecnica sembra influire sul sistema limbico riducendo l’ansia percepita.

emdrL’EMDR comprende otto fasi:

1. Pianificazione del trattamento. Dopo aver raccolto le informazioni anamnestiche occorre valutare se il paziente può affrontare momenti di emotività intensa, anche in base alla sua stabilità e alla sua condizione attuale.
2. Preparazione. Spiegare al paziente la tecnica, i suoi effetti, comprendere e rassicurare le preoccupazioni del paziente. Dare stabilità al setting e insegnare tecniche di rilassamento.
3. Assesment. Identificare immagini del ricordo traumatico ad affermazioni negative su dì sé per poi poterle modificare. Deve esserne inoltre identificata l’intensità su una scala SUD.
4. Desensibilizzazione. Chiedere al paziente di concentrarsi sul ricordo e sulle emozioni disturbanti e contemporaneamente sulla stimolazione bilaterale. Il movimento deve essere fatto fino a quando il livello d’ansia non è pari a 0(SUD).
5. Installazione di una convinzione positiva che dice il paziente es. “Se pensa al ricordo, cosa pensa di sé?”. Avviene facendo associare all’esperienza traumatica una convinzione positiva e proponendo alcune serie di movimenti oculari.
6. Scansione del ricordo. Tutte le sensazioni disturbanti devono essere sparite.
7. Chiusura. Dare informazioni e indicazioni su cosa potrebbe accadere e su come affrontare le difficoltà.
8. Rivalutazione. Rievocazione dell’evento traumatico originario come momento di verifica delle risposte apprese nel training.

 

Psicologa Padova - Francesca GalvaniEMDR e Psicoterapia

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