Uno degli aspetti più impressionanti della relazione tra stress e patologie cardiache è quello dell’attacco cardiaco improvviso in presenza di un evento stressante. Ad esempio quando un uomo riceve una notizia sconvolgente, come una morte di un parente o una vincita al superenalotto, ad un tratto arriva l’infarto. Anche la rabbia o altre intense emozioni negative possono rendere più alto il rischio d’infarto nelle due ore successive.
Secondo Cartesio, il dolore non era altro che un sistema di allarme la cui unica funzione consiste nel segnalare un danno corporeo. Ciononostante, fin dall’antichità è noto che la stessa lesione, lo stesso stimolo doloroso, possono provocare in alcuni una sensazione intollerabile, in altri un banale dolore.
Spesso si sente dire che qualcuno ha avuto un infarto a causa di un forte spavento, o che persone in convalescenza da un’operazione cardiaca dovrebbero evitare stress per evitare ricadute. Ma è davvero così? Perché lo stress può provocare o peggiorare patologie cardiache?
Lo stress è determinato da due fattori: dalla secrezione di ormoni e neurotrasmettitori da parte del nostro corpo che mettono in moto una risposta attivante e dalla presenza di eventi esterni che vengono percepiti come tali. A volte, la nostra valutazione di tali eventi è obiettiva, come nel caso della percezione di un pericolo. Altre volte è soggettiva e dipende dalle esperienze di vita precedenti che possono averci reso più sensibili agli eventi stressanti e meno sicuri di poterli affrontare.
Esistono uno stress acuto, utile alla sopravvivenza e alla prestazione individuale, e uno stress cronico, determinato da uno stressor che dura troppo a lungo o da una percezione di un evento normale come allarmante, che può contribuire allo sviluppo di alcune patologie. Generalmente quando si parla di disturbi da stress ci si riferisce proprio a quelli causati dallo stress cronico.
La spasmofilia è un disturbo poco conosciuto e non riconosciuto dalla medicina ufficiale. Si può manifestare in forma lieve caratterizzata da ipereccitabilità nervosa e muscolare che può essere confusa con l’ansia generalizzata, oppure in una forma grave con crisi tetaniche e altre forme di dolore cronico. Un sostegno psicologico mediato da tecniche di rilassamento può aiutare, attraverso il ripristino di una corretta respirazione e di uno stato di calma, ad alleviarne i sintomi.
Gli acufeni sono fischi, ronzii d’intensità variabile che non vengono uditi da altre persone e possono colpire solo una o entrambe le orecchie. Si tratta di un dolore cronico che riduce il livello di benessere e la qualità di vita. Lo stress è uno dei fattori che può influenzare la comparsa degli acufeni o contribuire ad aumentarne la gravità. Una psicoterapia o un percorso di sostegno psicologico possono, perciò, influire positivamente sulla riduzione dello stress e diminuire gli acufeni.
Mi chiamo Francesca Galvani, da anni lavoro come Psicologa a Padova e a San Donà di Piave per migliorare la qualità della vita delle persone.
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