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Quello strano ronzio: perché un sostegno psicologico antistress per gli acufeni?

“Il corpo va riscoperto non come appendice della persona ma come la sua solidità. Il corpo è persona, va trattato con la cura e amore, più che in termini di diritti e doveri”
(Umberto Regina)

Cos’è l’acufene?

Cos’è l’acufeneUn acufene è un ronzio, un fischio, uno stridio, un sibilo d’intensità variabile, grave o acuto, che può colpire una o entrambe le orecchie; è la percezione di uno stimolo acustico non udibile dagli altri. Gli acufeni sono molto più frequenti di quanto si possa pensare e colpiscono il 15% circa della popolazione, generalmente si manifesta maggiormente negli uomini e dopo i 50 anni. Tendono ad essere più fastidiosi quando c’è silenzio, di mattina e nei risvegli notturni; possono peggiorare in condizioni di stanchezza, di stress e di insonnia.

Fino a qualche anno fa i medici disponevano di pochissimi strumenti per formulare la diagnosi corretta e quindi anche per proporre una cura. Si tratta di un disturbo benigno che, però, può causare una perdita di udito per i suoni acuti nel 90% dei casi. Occorre, innanzitutto, fare una diagnosi differenziale per traumi acustici, tappi di cerume, otite, edema nella tromba di Eustachio, rialzo dell’ipertensione arteriosa, sindrome di Meniére e la recente assunzione di farmaci come antibiotici.

Quali possibili cause?

L’acufene potrebbe essere provocato dalla liberazione eccessiva di glutammato che porta all’iperstimolazione del nervo uditivo, con conseguente scarica elettrica responsabile del sintomo. Secondo altre ipotesi sarebbe legato all’aumento di calcio nella coclea.

L’acufene è una potente fonte di stress in quanto irrompe proprio nei momenti di tranquillità e attira l’attenzione proprio quando ci potrebbe essere un allentamento del controllo. L’orecchio non è il solo ad essere messo in causa, in quanto il problema si riscontra anche a livello cerebrale. Le reazioni e i comportamenti sono diversi a seconda delle personalità, dell’ambiente affettivo e dei problemi recenti o passati, soprattutto sono più intense quando è presente una componente ansiosa. L’acufene preoccupa e viene percepito come un allarme, una minaccia, spesso il cervello traduce negativamente un messaggio che gli viene inviato. All’inizio le persone che stanno attorno a chi soffre di acufeni sembrano poco reattive e cominciano a preoccuparsi solo dopo le numerose lamentele dell’interessato, ma tutti, prima o poi, si stufano e non l’ascoltano più.

Spesso anche i risultati terapeutici sono deludenti e viene spiegato ai pazienti che bisogna soltanto imparare a conviverci perché non si può fare molto e può durare per anni. Essendo un evento stressante può anche causare una depressione, ma non si tratta di un evento puramente psicologico in quanto corrisponde ad un attacco specifico di un organo situato all’interno dell’orecchio o del cervello, oppure ad una disfunzione chimica di una di queste strutture. Mobilitando inutilmente gli ormoni dello stress, vengono inibiti dei neuroni, in particolare quelli che riguardano le emozioni, e quindi si assiste ad uno stato molto particolare anche a livello psicologico, molto simile a quello che riguarda il dolore cronico. Alcune persone resistono meglio allo stress. Sopportano l’acufene coloro che, come i bambini, non vi danno alcuna importanza, soprattutto perché la loro attenzione è mobilitata verso problemi più urgenti. Molti si abituano progressivamente e non vi prestano più la minima attenzione. Un sintomo, infatti, può avere solo il valore che gli attribuiamo. Gli acufeni attirano la nostra attenzione ma non servono a nulla, sono soltanto un’anomalia.

Perché la psicoterapia?

Quando si soffre di acufeni, innanzitutto occorre andare da uno specialista e fare gli esami necessari; se il sintomo si aggrava bisogna trovare il modo di integrarlo nella propria vita. Si può guarire di acufene, ma non come un semplice dolore passeggero; spesso capita che gli acufeni se ne vadano così come sono venuti, altrimenti bisogna affidarsi alle cure. Generalmente vengono prescritti dei vasodilatatori che, dilatando i piccoli vasi, consentono una migliore ossigenazione dei tessuti e alleviano la sofferenza del’orecchio interno. Gli acufeni non rendono sordi: si manifestano in seguito ad una piccola sordità esistente. Se la sua manifestazione è la conseguenza di un disturbo di microcircolazione, questo non vuol dire che sia un predittore di ictus cerebrale, e non è nemmeno responsabile di depressione o di altre sintomatologie psichiatriche.

L’obiettivo di una psicoterapia di sostegno è quello di far riprendere il controllo della situazione e non essere ossessionati dai frequenti ronzii. Si possono anche fare esercizi di tensione e allentamento muscolare di respirazione, nonché riscoprire le sensazioni piacevoli del corpo attraverso i massaggi.

Riferimenti bibliografici:  – Belaisch J, De Kervasdoué A. “Perchè le donne soffrono di più ma vivono più a lungo'”, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2005.

Psicologa PadovaQuello strano ronzio: perché un sostegno psicologico antistress per gli acufeni?

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