“Se non ti arrampichi, non puoi cadere. Ma vivere tutta la vita sul terreno non ti darà gioia”
(Anonimo)
Nell’epoca attuale il rischio riveste una molteplicità di forme e significati con un denominatore comune: la ricerca di limiti, limiti che abbiano un valore di garanzia per l’esistenza.
“Andare all’estremo di se stessi”, “oltrepassare i propri limiti”, ecc., sono tutti comportamenti di sfida necessari per affrontare se stessi, sotto gli occhi degli altri. Attraverso la ricerca dei limiti, l’individuo indaga le proprie caratteristiche, impara a riconoscersi, a dare valore alla sua esistenza. In quest’ottica è comprensibile il significato delle trasgressioni e delle numerose attività rischiose a cui si sottopongono gli adolescenti, dove, nel limite della legge, il tentativo è quello, non solo di costruire la propria identità, ma anche quello di accrescere alcuni propri funzionamenti come l’assertività, la forza e la sicurezza di sé.
La ricerca di sensazioni forti diventa una costante della vita, fino a diventare una dipendenza, quando si mette in atto come tentativo di compensazione di una Vitalità che manca o è venuta a mancare nella storia individuale. Allora l’individuo non riesce più ad ascoltarsi, ad entrare in contatto con il proprio sentire e per sentirsi ha bisogno di sperimentare sensazioni forti, estreme appunto, ed è allora che va alla ricerca di attività che possano fargli sentire l’adrenalina e l’energia fino in fondo. Tra le attività a rischio ci sono sicuramente tutti gli sport estremi come il bungee jumping, il paracadutismo, l’ice climbing, ecc.
Questi sport procurano l’esaltazione, l’ebbrezza interiore di osare un’impresa in cui la vita è appesa a un filo; attraverso la secrezione di adrenalina il battito cardiaco e la respirazione diventano più veloci, aumenta il consumo di ossigeno, aumenta il livello di zuccheri nel sangue, ritarda la fatica muscolare…L’organismo riceve un’enorme quantità di energia in un tempo molto breve. Di fronte a un pericolo o a una minaccia, le forze si moltiplicano, si diventa più veloci, si fanno cose che solitamente non si riuscirebbe a fare.
Non sempre è facile distinguere tra rischio come ricerca di esperienze e la pura reiterazione di un comportamento più o meno sempre simile dovuto ad una dipendenza. Quando il carattere ludico e piacevole della esperienza rischiosa si trasforma in una modalità ripetitiva che assorbe l’individuo, consentendogli di allontanarsi dalla realtà quotidiana e da vissuti intrapsichici poco tollerabili, la persona diventa dipendente (Ranieri, 2006).
Riferimenti bibliografici:
– Alonso-Fernández Francisco “Le altre droghe: alimentazione, sesso, televisione, acquisti, gioco, lavoro” – Roma: EUR, 1999. – 208 p.; 21 cm.
-Rispoli L. “Esperienze di Base e Sviluppo del Sé- L’evolutiva nella Psicoterapia Funzionale”, Franco Angeli, 2004.
– Pani Roberto, Biolcati Roberta “Le dipendenze senza droghe: lo shopping compulsivo, Internet e il gioco d’azzardo”-Utet 2006
– Tejeiro Salguero T. Dipendenza dai videogiochi, “Personalitàdipendenze”, 9 (2003), n.1, p.11-22
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