Il Burn-Out: 3 modi per riconoscerlo

“La mimica rende più vive le nostre parole e conferisce loro più forza. Essa è più delle parole, che possono essere falsate, rivela i pensieri e le intenzioni altrui.
La libera espressione di un’emozione per mezzo di segni esteriori, la rende più intensa”
(Charles Darwin)

Il termine Burn-Out è sempre più presente nel gergo professionale, soprattutto nell’ambito delle professioni socio-sanitarie. A questo concorrono varie motivazioni. Innanzitutto le organizzazioni stanno trasformando la natura del loro valore: ciò che conta di più è l’aumento di produzione e l’acquisizione di denaro a discapito dell’interesse per le persone e della qualità del lavoro svolto. Un’ulteriore strategia per aumentare la produttività è una gestione severa delle risorse umane, ma la restrizione imposta alle capacità decisionali dei singoli influenza anche il loro senso di autoefficacia perché diminuisce la loro capacità di controllare ciò che sta avvenendo nel loro lavoro. Si assiste anche ad una diminuzione del senso di appartenenza alle società o agli enti per i quali si lavora. In questo clima il Burn-Out si diffonde sempre di più, soprattutto nei casi in cui esiste una forte discordanza tra la natura del lavoro e quella della persona che svolge tale lavoro, perché la richiesta è molto alta e il salario e la soddisfazione raggiunta dai singoli sono spiccioli. Il Burn-Out nasce e causa problemi di comunicazione nell’azienda.

Secondo la Maslach il Burn-Out è caratterizzato da tre dimensioni.

1. Esaurimento: ci si sente prosciugati, esausti, incapaci di rilassarsi e recuperare perché si sente di aver superato il limite; quando ci si alza al mattino si è ancora più stanchi di quando si è andati a dormire, manca l’energia necessaria per affrontare la giornata. In generale si può dire che questi segnali sono la prima risposta allo stress. Nella loro lotta per la produttività le aziende pretendono dalle persone più di quanto esse riescano a sostenere: gli sforzi devono essere una condizione temporanea delle prestazioni umane in quanto l’organismo ha bisogno anche di allentare il controllo per recuperare energie e benessere. Ma oggi è sempre più difficile trovare un momento di sollievo durante il lavoro. Si assiste anche all’aumento dell’attività lavorativa, con la richiesta, spesso, di straordinari non pagati, con il risultato che gli aumenti produttivi sono, però, illusori e temporanei. Inoltre oggi il lavoro è più complesso in quanto alle persone viene richiesto di svolgere incarichi polivalenti, cosa che è particolarmente evidente nei servizi pubblici. Tutto questo implica l’esaurimento, a volte compromettendo gravemente lo stato di salute.
2. Cinismo: quando si diventa cinici si assume un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e delle persone che si incontrano sul lavoro, si riducono al minimo il coinvolgimento e gli ideali come difesa contro l’esaurimento e la delusione. Si assiste alla frammentazione dei rapporti interpersonali soprattutto attraverso la riduzione del lavoro di equipe. Le persone rendono meglio quando sono presenti apprezzamento, benessere, gioia e senso dell’umorismo che vengono condivisi con altri individui quando ci sono rispetto e simpatia. A volte è il lavoro stesso ad isolare le persone, altre volte è, invece, la tecnologia a rendere impersonale il contatto. In questo modo spesso nei luoghi di lavoro vige il conflitto che porta con sé ansia, frustrazione, mancanza di rispetto e sospetto, cosìcché questo rende improbabile che di fronte a momenti di difficoltà le persone si aiutino a vicenda.
3. Inefficenza: quando un individuo si sente inefficiente diminuisce la sua autostima e cresce il suo senso di inadeguatezza, perciò qualsiasi nuovo progetto, anziché essere accolto con entusiasmo, diventa fonte di oppressione, ogni cosa che si fa diventa insignificante e si perde fiducia in sé stessi. Nessuno all’interno di un’organizzazione detiene il controllo assoluto in quanto occorre una stretta collaborazione su tutto, quindi il controllo deve essere suddiviso; senza contare la presenza di imprevisti, ma oggi si tende a centralizzare il potere e sottoporre a revisione ogni decisione prima di attuarla. Il denaro scarseggia e mancano spesso altre forme di gratificazione: si è persa la sicurezza del lavoro e la perdita di soddisfazione comporta anche la mancanza di attenzione ed energia. Un atteggiamento così negativo può compromettere non soltanto la capacità di lavorare bene ma anche il benessere psicofisico di una persona.

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Il giudizio comune è che il Burn-Out sia in primo luogo un problema dell’individuo, ma gli aspetti appena sottolineati dimostrano invece che si tratta in primis di un problema legato all’organizzazione, il burn-out incide sull’economia dell’organizzazione danneggiando il rendimento economico finale attraverso un sovraccarico di lavoro imposto ai dipendenti, una remunerazione insufficiente, un crollo del senso di comunità, una mancanza di equità e la presenza di valori contrastanti.

Riferimenti bibliografici:

-Maslach C., Leiter P. M., “Burnout e organizzazione: modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro”, Edizioni Erickson, 1997.
Rispoli L. “Esperienze di Base e Sviluppo del Sé- L’evolutiva nella Psicoterapia Funzionale”, Franco Angeli, 2004.

Psicologa Padova - Francesca GalvaniIl Burn-Out: 3 modi per riconoscerlo

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