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Sai quel che mangi? Come l’organismo si difende da tossine e sostanze psicotrope

“Pomodori high-tech. Latte colorato. Mais transgenico. Dovremmo mangiare questa roba? O questa roba sta mangiando noi?”
(Annita Manning)

L’alcol e le sostanze stupefacenti sono solo uno dei molteplici problemi a cui siamo esposti: i parassiti nell’ambito dell’agricoltura sono controllati da insetticidi che non esistevano prima degli anni 40, i silos sono abitati da vapori velenosi, molti lavoratori respirano polveri o fumi tossici all’interno delle fabbriche, e via dicendo. Ma se è vero che siamo alla mercé di molte tossine inesistenti fino a qualche anno fa, in compenso la nostra esposizione a tossine naturali è diminuita a partire dal paleolitico e in particolare dalla rivoluzione agricola. Ad esempio molte piante secernono tossine per difendersi dagli animali. I carnivori devono far fronte a veleni o ad altre sostanze nocive create dalle prede e anche alle tracce di tossine derivate dai vegetali mangiati dalle vittime.

Cattivi odori ed eliminazione di tossine

Le migliori difese contro le tossine naturali sono quelle che evitano o espellono il pericolo: si evita di mangiare il pane ammuffito o la carne marcia, che hanno odore e sapore pessimi, attraverso una risposta adattiva; si allontanano rapidamente le sostanze tossiche sputando, vomitando e attraverso la diarrea. Inoltre, si impara in fretta ad evitare tutto ciò che causa nausea e dissenteria. Molte tossine possono essere denaturate ed eliminate attraverso gli acidi dello stomaco e gli enzimi digestivi; se alcune cellule si contaminano l’effetto è temporaneo perché vengono sostituite con regolarità. La protezione contro il cianuro, ad esempio, dipende da un enzima chiamato rodanasi.
Ci sono moltissime tossine e ognuna ha il suo modo di interferire con le funzioni del corpo e anche le sostanze psicotrope, come gli oppioidi, la caffeina e la cocaina, interferiscono con il funzionamento del sistema nervoso centrale. Le patate stesse contengono una quantità di diazapam ma in dosi troppo piccole da indurre rilassamento.
Cosa accade se introduciamo nel nostro corpo tante tossine da occupare tutti i siti del fegato adibiti alla disintossicazione?
Le sostanze non aspettano in fila di essere trattate: quelle in eccesso circolano nel corpo e provocano danni dappertutto. D’altronde un’esposizione troppo bassa alle tossine “quotidiane” può rendere il nostro sistema immunitario impreparato ad affrontare il normale carico di sostanze nocive e, quindi, intossicarsi più rapidamente, nello stesso modo in cui chi non è abituato a bere alcolici si ubriaca più in fretta in quanto non ha una quantità adeguata di enzimi per metabolizzarlo.

cibp

Cosa c’entra la psicologia?

Più di ogni altra specie, noi oggi possiamo proteggerci dall’avvelenamento imparando che cosa evitare: ad esempio possiamo leggere qualcosa sulle piante velenose del giardino, e, grazie alla conoscenza collettiva, possiamo regolare la nostra alimentazione. Consideriamo nutriente e sicuro il cibo con cui siamo stati nutriti da piccoli e pensiamo valga la pena di assaggiare quello che ci preparano i nostri amici senza paura di stare male. L’alimentazione dell’uomo si arricchì grazie all’uso del fuoco: il calore rende inoffensive molte tossine vegetali e permette di mangiare cibi che, se mangiati da crudi, sarebbero velenosi. Però alcune tossine sono resistenti anche al calore: ad esempio la parte bruciacchiata della carne alla griglia contiene nitrosammine che contengono un rischio cancerogeno. Inoltre da quando è nata l’agricoltura abbiamo selezionato le piante in base è quelle che costituiscono meno rischio per l’uomo.
Una delle ragioni per sottolineare la larga diffusione delle tossine naturali e i nostri adattamenti alle stesse, è quella di offrire un quadro dell’importanza medica delle nuove tossine. Queste sostanze, come nel classico esempio del Ddt, possono essere molto pericolose perché hanno una struttura chimica differente da quelle a cui ci siamo adattati. Non è sempre facile capire quale possa essere l’effetto di un nuovo fattore ambientale, dal momento che nel moderno ambiente non possiamo più affidarci alle nostre reazioni naturali per sapere quali sostanze siano nocive. Non esistono diete assolutamente prive di tossine: il nostro modo di mangiare, come quello dei nostri antenati, è un compromesso tra costi e benefici.
Tra queste nuove e vecchie tossine esistono anche composti chimici chiamati mutageni, ovvero sostanze che sono in grado di causare mutazioni che, a loro volta, possono determinare cancro o danno ai geni, e lasciare strascichi per molte generazioni. I teratogeni, invece, sono sostanze che interferiscono con il normale sviluppo dei tessuti fino a causare difetti fetali (come nel caso dell’assunzione di alcol in gravidanza). Anche se è fondamentale conoscere la pericolosità dei veleni, occorre tenere presente che la sensibilità delle persone alle sostanze pericolose varia molto; la vulnerabilità varia in base all’età, al sesso e altri fattori. Un esempio evidente è quello del bambino che odia le verdure. I bambini detestano, in particolare, le verdure dal sapore forte, come cipolle o broccoli, ovvero proprio quelle che contengono la quantità più elevata di tossine vegetali. Questi gusti cominciano ad essere sperimentati da adolescenti o da adulti, proprio perché l’organismo è evolutivamente più in grado di metabolizzarle. Questo spiegherebbe perché i bambini insistono a non voler mangiare alcuni alimenti.

Riferimenti bibliografici:
Comparini A., Costa S. (2000) “Guida alla Psicologia Evoluzionistica; fondamenti e principali implicazioni”, Unipress.
Nesse R. M., Williams G.C. (1999) “Perchè ci ammaliamo?”. Grandi Edizioni Einaudi.

Psicologa Padova - Francesca GalvaniSai quel che mangi? Come l’organismo si difende da tossine e sostanze psicotrope

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